Vita low cost? No, grazie
Visto che l'ispirazione scrittoria e' merce rara, il pezzo completo lo trovate di la'. Qui alcuni spunti.
Abbigliamento, alimentari, aperitivo, arredamento, automobili, case, cliniche mediche, fotocamere, lettori musicali, notebook, palestre, ristoranti, servizi vari, toner per stampanti, trasporti, vacanze, videocamere: cosa hanno in comune tutte queste cose, a parte il fesso che se le compra? Che nell'ultimo decennio, chi piu' chi meno, chi prima chi dopo, sono state investite dal fenomeno low cost, ovvero dalla crescente disponibilita' di merci o servizi di qualita' inferiore a quella fin li' definita come standard, con il gap qualitativo colmato da un prezzo inferiore, a volte stracciato, rispetto a quelli fin li' vigenti sul mercato.
"Consumare (male) di piu', consumare tutti" sembra sia stato lo slogan che ha accompagnato questa rivoluzione dell'offerta dei produttori, spesso trovando nella politica e nei mezzi di comunicazione entusiastiche casse di risonanza non del tutto disinteressate.
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Questo processo, unito al dogma del "consumare per crescere", e' ora entrato in uno spaventoso avvitamento, il cui esito, come ben sanno i piloti aeronautici, puo' essere solo lo schianto al suolo. Lavoratori con un reddito sempre piu' inadeguato affolleranno sempre piu' la piazza del mercato low cost, chiedendo prezzi ancora piu' low; i produttori, mica fessi, risponderanno a questa crescente richiesta spingendo ulteriormente sull'acceleratore della riduzione dei costi di produzione per abbassare ancora i prezzi, che pero' saranno troppo elevati per i nuovi lavoratori a salario ulteriormente ridotto e che quindi torneranno a chiedere prezzi piu' low, che i produttori... insomma, l'avete capito, la rincorsa al ribasso continuera' fino a raggiungere altimetria zero, lo schianto col suolo.
Alternative possibili allo sfracellamento?
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"Consumare (meglio) meno, consumare quando serve" dovrebbe esere il nuovo slogan per non incorrere nei rischi sopra descritti.
"Meglio la lacoste del low cost" e "Piutost che un tost l'e' mei n'arost" e' quello che ci dovremmo scrivere su magliette di cotone naturale filato e tessuto da contadini/artigiani proprietari dei mezzi di produzione e distribuite direttamente dal produttore al consumatore.
E voi, rinuncereste a 3 weekend a Londra, Parigi, Amsterdam a 99 euro l'uno? O a cambiare il telefonino ogni anno? O alla Tata Nano?