12/10/2009

ciucciatevi il calzino

spulciando nel lunghissimo elenco di commi modificati con il famoso
maxiemendamento alla Legge finanziaria 2010, ad un certo punto s'incontra il
comma n.204 dell'art.2. Esso modifica una serie di disposizioni legislative
e regolamentari in materia di spese di giustizia, eliminando l'esenzione dal
pagamento di queste spese per alcuni processi e controversie. In
particolare, viene modificata una vecchia norma, la Legge n.319 del 2 aprile
1958, che riguarda l'esonero da ogni spesa e tassa per i giudizi di lavoro.
Con questa nuova formulazione, anche per queste controversie sarà dovuto il
contributo unificato per i processi.
Questo contributo è previsto da un altro provvedimento normativo, il testo
unico in materia delle spese di giustizia. Esso viene stabilito in una cifra
che va dai 30 euro per i processi di valore fino a 1.100 euro fino ai 1.100
euro per i processi di valore superiore ai 520 mila euro. L'effetto di
questa modifica è che se un lavoratore apre una controversia con il proprio
datore di lavoro, prima della Finanziaria non pagava nulla, mentre ora dovrà
pagare una somma in denaro che può anche essere consistente. Si può
immaginare l'effetto di tale norma su un lavoratore che ha perso il posto,
quindi è senza stipendio, e deve decidere se aprire o no una vertenza con il
proprio ex datore di lavoro.
Si potrebbe pensare ad una svista, una delle tante, magari dovuta alla
fretta. Ma è una svista che si ripete: il governo del fare aveva già
tentato un blitz del genere, giusto un anno fa, con l'art.26 della legge in
materia di lavori usuranti collegato alla Finanziaria. Poi, dopo la levata
di scudi dei sindacati, il Governo fece un decreto legge giusto a ridosso
del capodanno, con il quale tra l'altro abrogava quell'odioso provvedimento
appena approvato.

http://www.giornalettismo.com/archives/44024/la-finanziaria-e-la-tassa-contro-il-lavoro/

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